Donato Di Santo

Tra Italia e America Latina

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Funzionario di partito
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CAMPO DI LAVORO NEL NICARAGUA SANDINISTA
Mi iscrissi al campo dilavoro volontario. Feci una riunione preparatoria a Milano con la Morgantini (che poi diventerà Vice Presidente del Parlamento Europeo), usai le vacanze estive e i miei pochi risparmi e, con un low cost di allora, cioè un volo Aeroflot, un Iliuscin che fece scalo a Mosca (ottima opportunità per rivedere i vecchi amici), rifornimento a Shannon, nuovo scalo a L’Avana e, finalmente, Managua: avevo fatto la mia prima trasvolata dell’Atlantico.
Era l’estate del 1984: potevo immaginare quante altre volte in futuro avrei percorso quella rotta…? Ero giunto nel Nicaragua della rivoluzione sandinista dell’FSLN, dei "nove comandanti”, dei preti-ministri, della sfida agli USA, dell’esercito non contro ma al servizio del popolo… ne rimasi estasiato.
Per fortuna capitammo nella settimana in cui si teneva un grande forum internazionale, sotto un enorme tendone da circo nello spiazzo antistante l’Università quindi, il contingente di cui facevo parte ritardò l’andata a Telica, paesino a nord di Leon dove (fingendoci muratori) dovevamo costruire una specie di centro sociale per i bambini, e rimanemmo più tempo a Managua.
Ogni giovane "internazionalista” abitava a casa di una famiglia nicaraguense; la mia viveva vicino al Mercato Roberto Huembes, una casa modesta ma piena di vita, con tanti bambini e la piccolina, Arlen, che era la mascotte. Una delle sorelle, Nubia, anni dopo sposerà un italiano e andrà ad abitare in provincia di Bergamo, mentre Luisito verrà invece ucciso dai "contras” al primo anno della leva militare.
Al forum assistetti a tutti gli incontri politici (era la mia passione): con Miguel D’Escoto, Tomas Borge, Sergio Ramirez, Doris Tijerino, Jaime Weelock, Henry Ruiz, Gioconda Belli, Victor Hugo Tinoco, Daniel Ortega, i fratelli Cardenal, Dora Maria Tellez (la comandante dell’insurrezione di Managua, momento cruciale della cacciata del dittatore Anastasio Somoza, la quale - se fosse nata maschio - sarebbe stata uno dei "nove” …ma di questo me ne accorsi anni dopo… come pure ho capito solo successivamente che attorno a poche famiglie, quella Chamorro in testa, girava gran parte della politica ed economia del paese).
C’erano anche molti esponenti politici latinoamericani e, in particolare delle guerriglie di El Salvador, l’FMLN (emozionante l’incontro con la comandante Ana Guadalupe Martinez, più tardi parlamentare della DC salvadoregna), e del Guatemala, l’URNG. Il momento più esaltante, entusiasmante fu la festa per il V anniversario della rivoluzione: in una immensa spianata si concentrò circa un milione di persone – un terzo della popolazione del paese - per ascoltare quel noioso oratore che era (ed è rimasto) Daniel Ortega… Poi andammo a fare i muratori volontari a Telica…

Tornai una seconda volta in Nicaragua nel 1987. In quella occasione conobbi Gianni Beretta, un brianzolo, anche lui ex operaio, il principale e più attento cronista italiano del Nicaragua e del centroamerica dalle onde della milanese Radio Popolare e dalle colonne del manifesto (e successivamente dalla televisione della Svizzera italiana), cui da allora mi lega una amicizia, e conobbi Willy ed Ingrid, lui piemontese del PCI e lei costaricense: ci rivedremo molte volte in vari contesti.
Dal campo di lavoro rientrai a Lecco consapevole che questa esperienza aveva segnato uno spartiacque nella mia vita. Come ai tempi del rientro da Mosca, anche il rientro da Managua non risvegliò granché l’interesse dei miei compagni; invece si infittì il dialogo con quella fascia di mondo cattolico che aveva come riferimento padre Davide Maria Turoldo.
Scrissi reportage sul campo di lavoro italo-nicaraguense per il mensile della Federazione PCI, La nuova voce di Lecco.
Gli amici della, allora, giovane cooperativa Eco ’86, Elide ed Augusto, pubblicarono sul loro calendario alcune foto di vita quotidiana, che avevo fatto a Managua: in una di loro svetta il bel sorriso della piccola Arlen accanto alla mamma.
Ormai la mia attenzione era costantemente rivolta alle tematiche latinoamericane, ma era una passione intima e vissuta in modo alquanto riservato: leggevo libri, articoli (quelli di Sandri e Marco Cantarelli - che ora anima il sito ANSXXI - su Rinascita, di Gianni Beretta ed Aldo Garzia, e successivamente Maurizio Matteuzzi, sul Manifesto, di Saverio Tutino, Giorgio Oldrini, Guido Vicario, Nuccio Ciconte su l’Unità, Giangiacomo Foà e Maurizio Chierici sul Corriere della Sera, Pablo Giussani e poi Tutino - anni dopo Omero Ciai - su La Repubblica, Livio Zanotti e Mimmo Candito su la Stampa), le splendide telecronache RAI di Italo Moretti, quando era possibile assistevo a convegni, …la domenica pomeriggio, rientrato dalla scarpinata in montagna, immancabilmente, ascoltavo "Los aretes que le faltan a la luna”, trasmissione latinoamericana di Radio Popolare di Milano: anni più tardi conoscerò di persona una di quelle voci che ormai mi erano diventate così familiari e che tanto mi coinvolgevano, Alfredo Somoza, italoargentino, giornalista, scrittore, artefice di buona cooperazione e, da allora, amico carissimo. Comunque, ero convinto che tutto si fermasse lì.
Un hobby privato coltivato nei ritagli di tempo libero.
Ogni tanto, in Piazza Garibaldi, incontravo Giorgio Mazza, viaggiatore lecchese che, con la sua bicicletta Annibale, anno dopo anno inanellava (e continua a farlo! ), tratti di strade per un giro del mondo, a puntate. Erano sempre racconti bellissimi, affascinanti, sorprendenti e seducenti: la mia curiosità era soprattutto per i tratti di percorso a sud del Rio Grande… www.giorgiomazzadidante.it

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