A São Paulo approdai nel 1990, per partecipare al 7° Incontro nazionale del PT
: era il primo impatto con il Brasile. Mi colpì, appena sbarcato all’aeroporto di Guarulhos, l’odore indefinibile che impregnava l’aria, non sgradevole ma strano… Era l’alcool, il bio-combustibile usato per le automobili, prodotto dalla canna da zucchero. Negli anni, nelle decine e decine di viaggi che farò in Brasile, mi diventerà familiare. Dall’Italia eravamo io e Goffredo Bettini, della Direzione
nazionale del PCI. Un migliaio di delegati erano riuniti per valutare le elezioni di pochi mesi prima, nelle quali Luiz Inacio da Silva, detto Lula, era si stato sconfitto da Collor di Mello (il candidato di Roberto Marinho e della Rede Globo), ma aveva raccolto il 47%, 31 milioni di voti, un risultato storico: quindi, oltre all’analisi del risultato, c’era la discussione sul futuro, su come amministrare questo straordinario risultato.
Le prime due personalità che incontrammo furono José "Zé” Dirceu, Segretario del PT, e Luiza Erundina, Sindaco di São Paulo ed espressione delle componenti della "sinistra” interna al PT. Dirceu mi impressionò subito e profondamente per le sue notevolissime doti di intelligenza politica: nacque una amicizia che, dopo più di vent’anni, è rimasta intatta (anzi si è andata rafforzando).
Durante i lavori dell’Assemblea si susseguivano al microfono oratori, molti dei quali imparerò a conoscere bene negli anni successivi. Facemmo svariati incontri bilaterali con le delegazioni internazionali presenti, e una lunga riunione con il PT alla quale parteciparono Lula (mi colpì immediatamente la sua travolgente carica umana, espressa anche dalla fisicità dei forti abbracci, la sua schiettezza, semplicità, fiuto pragmatico: tutte doti che gli saranno fedeli compagne nel futuro), Marco Aurelio Garcia (intellettuale e fine politico, diventerà l’anima internazionale del PT: ci ritroveremo in centinaia di occasioni in America latina ed in Europa), Carlos Nelson Coutinho (grande studioso di Gramsci). Invitai a partecipare con noi alla riunione anche Giancarlo Summa, giovane compagno pugliese e giornalista de l’Unità che, dopo un periodo in cui era stato cooperante del MLAL in Brasile, si era stabilito a San Paolo con il proposito di scrivere dal Brasile per l’Unità (offrendosi come semplice collaboratore, quindi facendo risparmiare al giornale i rilevanti costi che comporta la figura contrattuale del "corrispondente”). Ci eravamo conosciuti l’anno precedente, a Roma, e la nostra amicizia - a prova di terremoti politici, che ci hanno visto anche su posizioni diverse - rimane intatta. L’Unità, incompr
ensibilmente e miopemente, declinerà l’offerta di Giancarlo (tenterò negli anni di premere perché mutassero atteggiamento, non riscuotendo alcun successo!) il quale per anni scriverà per La Stampa con lo pseudonimo di "Gianluca Bevilacqua” e, a volte, per il Corriere della sera con quello di "Roberto Barni”. Summa, con Mario Cereghino, aveva scritto un libricino prezioso, la prima biografia di Lula, che conteneva anche una intervista allo stesso Lula nella quale egli affermava "se fossi italiano sarei iscritto al PCI”. Insieme Giancarlo ed io, tra il ’93 ed il ’94, scriveremo il libro "
Rivoluzione addio. Il futuro della nuova sinistra latinoamericana ”
Ma, torniamo alla riunione: oltre a parlare delle strategie politiche dei rispettivi partiti e della situazione europea e latinoamericana, ad un certo punto, con grande semplicità, Lula ci espresse il suo rammarico per l’intervento di Tomas Borge, contro il nostro partito. Ci disse: "mi dispiace molto e vi porgo le scuse del PT. Quando si è ospiti internazionali in casa d’altri non si attaccano altri ospiti internazionali. In questo modo non si onora, anzi si mette solo in difficoltà, l’anfitrione”. Cosa era successo?
Era successo che nel suo intervento di saluto all’Assemblea a nome del PCI, Bettini aveva spiegato i motivi del cambio di nome del nostro partito e la volontà di entrare nella Internazionale socialista. Borge, intervenuto subito dopo per l’FSLN, forte del mito che, ancora, avvolgeva la sua eroica esperienza personale (alla quale non ho mai smesso di rendere omaggio), sfoderando la vacua prosopopea che lo caratterizzava, e che straborderà nel patologico col passare degli anni, aveva attaccato a testa bassa il PCI, la sua politica e la sua scelta di adesione alla IS (finito il suo intervento toccò a me andare personalmente ad esprimergli la protesta della nostra delegazione). Poco tempo dopo l’FSLN farà la stessa scelta! E Borge? Non si perderà una sola riunione della "odiata” Internazionale…
Comunque, il frutto più importante del 7° Incontro nazionale del PT sarà l’ideazione di un incontro latinoamericano delle sinistre , il cui battesimo avverrà pochi mesi dopo, e che passerà alla storia con il nome di "Foro de São Paulo ”. Grande artefice: Marco Aurelio.
A San Paolo visitammo Tullo Vigevani, al Cedec, che ci organizzò una riunione con i giovani ricercatori. Mentre, nella successiva tappa a Rio de Janeiro, conobbi Andrea Lanzi, dirigente della CGIL bolognese trapiantato in Brasile, stabile punto di riferimento degli iscritti ed elettori del PCI (e dei suoi succedanei). Insieme andammo all’Istituto IBASE e potei conoscere, poco prima della sua scomparsa, Hebert de Souza "Betinho”, grande e autorevole scienziato della realtà sociale brasiliana. Tra i suoi ricercatori João Nogueira, amico già conosciuto durante la sua permanenza a Roma, ospite di IDOC.
L’anno seguente, in un mio secondo viaggio in Brasile, mi riunii con il PDT, il piccolo partito trabalhista di Leonel Brizola (che poi incontrerò spesso nelle riunioni IS), che immediatamente appoggiò la nostra richiesta di entrare nella Internazionale. Incontrai anche Sergio Amaral, del PSB, Partido socialista brasileiro che, nonostante il nome, non era nella IS.
Con molti interlocutori brasiliani (ed anche italiani), era difficile spiegare perché il PCI, e poi il PDS, avessero relazioni con il PT, "partito non di provenienza comunista”, dicevano alcuni, "gruppo radical-chic”, aggiungevano altri, "espressione delle sagrestie”, tuonavano da un’altra parte. In Italia l’estrema sinistra, che ci faceva sempre la lezione, ce la faceva anche su questo. Forse la spiegazione è semplice: eravamo un grande partito, permeato dai fermenti vivi della società e influenzato da questi. Quindi se Alberto Tridente, meritoriamente e con grande lungimiranza, iniziò a legare la FLM, e la sua FIM, alla CUT e a Lula, ciò influiva sul PCI. Se la Rete Radiè Resh, di Ettore Masina e Antonio Vermigli, lavoravano nei progetti di solidarietà con Frei Betto, ciò influiva sul PCI. Se la Fondazione "Lelio Basso” di Linda Bimbi ospitava Gilberto Carvalho, o Luiz Dulci, o Aloizio Mercadante, ciò influiva sul PCI. Se i due giovani intellettuali italiani, che ho citato sopra (Summa e Cereghino), scrivevano la biografia di Lula, ciò influiva sul PCI. Se anche la CGIL, in particolare per l’opera internazionale di Nana Corossacz (cui il Brasile era, inesorabilmente, entrato nella vita), stringeva relazioni con la CUT e il PT, ciò influiva sul PCI. Se a livello diffuso, sul territorio italiano, si moltiplicavano le iniziative di solidarietà e d'interscambio con il PT (emblematico il caso di Bologna, con il contributo di un'amico speciale quale Roberto Vecchi, grandissimo conoscitore di Brasile che, successivamente, porterà a livello accademico questa sua passione), ciò influiva sul PCI… Va dato anche atto a Claudio Bernabucci, mio predecessore nella responsabilità delle relazioni del PCI con l’America latina, di aver favorito il rapporto con il PT, anche quando il "richiamo delle sirene” dell’ortodossia burocratica era insistente, e pur sapendo che vari dirigenti comunisti, tra cui Napolitano, avevano relazioni intellettuali consolidate con Fernando Henrique Cardoso.
Con il PT, altra lunga riunione con Lula (sempre affettuoso nei miei riguardi), Marco Aurelio, Luiz Gushiken, Nani Stuart (amica carissima che morirà prematuramente), e Luis Fabre. Sulla IS il PT si dichiara "non pronto” ad un ingresso diretto ma molto interessato a stringere il dialogo e la collaborazione. A nome del PDS (da pochi mesi si era tenuto a Rimini il Congresso di scioglimento del PCI, e Lula ci aveva sorpreso partecipando personalmente a quel Congresso, chiedo che ci invitino alla seconda riunione del Foro de São Paulo, che si terrà di li a poco in Messico: così sarà, e saremo il primo partito italiano a parteciparvi.
Alla fine del ’91, dopo il Consiglio IS a Santiago, la delegazione PDS (Fassino, Serafini ed io), partecipammo al 1° Congresso del PT, a San Bernardo do Campo, nel capannone industriale dismesso dove, una decina d’anni prima, era nato il Partido dos Trabalhadores. Venne anche Luciana Castellina, per Rifondazione comunista. Mille e duecento delegati rappresentavano 700 mila iscritti. Il PT iniziava asperimentarsi come forza di governo amministrando sempre più città e municipi: avevano 24 Sindaci che governavano su circa 40 milioni di abitanti (tra le città: San Paolo con Luiza Erundina, Santos con Telma de Souza, Porto Alegre con Olivio Dutra). Questa specificità si andrà accentuando e, di li a qualche mese, Lula chiederà all’allora Segretario PDS Occhetto, che il nostro partito ospitasse per un anno un loro dirigente nazionale, Cezar Alvarez, per studiare le amministrazioni ed i governi locali della sinistra italiana.
Nel Congresso potei vedere di nuovo all’opera l’intelligenza politica di José Dirceu che puntava sul tema centrale delle alleanze, problema cruciale che il PT scioglierà dieci anni dopo a Recife. Passa la mozione che auspica un dialogo con il PDT di Brizola. Moltigli interventi di rilievo su questa linea: da Aloizio Mercadante a José Genoino, da Marco Aurelio a Plinio De Arruda Sampaio… Erano le varie anime della grande corrente interna di "Articulação”. Le altre correnti erano quasi partitini autonomi. Venne cancellato dallo Statuto ogni residuo riferimento a concetti come "dittatura del proletariato” e simili. Passò la mozione su Cuba, in cui si afferma che il miglior modo per combattere il "bloqueo” è democratizzare Cuba. Marco Aurelio, inoltre, tenne un intervento magistrale e di grande respiro politico: un gruppo di delegati, delle correnti più estremiste, aveva raccolto le firme necessarie a far votare il Congresso sulla decisione se espellere o no, dal salone, il Vice Console USA (peraltro presente perché invitato dal PT), e il rischio era che la maggioranza votasse per l’espulsione, gli USA erano pur sempre gli USA! L’intervento di Marco Aurelio riesce a ribaltare la situazione e l’esponente statunitense poté tranquillamente rimanere seduto al suo posto.
Altro momento difficile quello dell’intervento di saluto del PDS. Tra le delegazioni estere, alcune vennero invitate ad intervenire: per l’Italia, noi. Fassino era a San Paolo per un incontro con Fernando Henrique Cardoso, quindi intervenne Anna Serafini. Appena prese la parola, iniziando a spiegare i motivi del cambio di nome e dello scioglimento del PCI, da alcuni punti dell’immensa sala, dove si erano concentrate le componenti estremiste del PT, partirono salve di fischi e urla di disapprovazione. La situazione rischiava di farsi tesa. A quel punto Lula, con quella sagacia politica e sensibilità umana che lo caratterizza, si alzò dal suo posto, si avvicinò al palco dove Anna stava leggendo (peraltro in portoghese!) il testo del nostro intervento e, con fare quasi paterno - ma nonpaternalista - rimase li in quella posizione, a significare la propria vicinanza alla oratrice, permettendole così di concludere l’intervento senza più fischi.
Tra gli incontri bilaterali, oltre a Cardoso che vide Fassino, ci riunimmo con Roberto Freire e Dina Lida (con cui mi ritroverò innumerevoli volte alle riunioni del Foro de São Paulo), ex PC, che davano vita al PPS; con il colombiano Antonio Navarro Wolf, capo della AD-M19; con Cuauhtémoc Cardenas, del PRD messicano; e con Freddy Muñoz, del MAS venezuelano.
L’anno seguente andai a Porto Alegre per incontrarmi con Cezar Alvarez (dirigente petista "gaucho”, per diversi anni il responsabile di organizzazione del PT, l’uomo che, con Lula, più aveva viaggiato per tutto il Brasile - continente di cui conosceva ogni angolo - per costruire un partito che fosse effettivamente federale: diventerà uno dei miei amici più cari). Stavo organizzando la venuta di Cezar (della moglie, Clarice, e della piccola Isadora) in Italia. Si sarebbero trattenuti un anno, ospiti del PDS, per studiare la realtà del nostro sistema regionale e dei nostri poteri locali. Quindi, nel 1993, molto prima dell’invenzione dei Fori Sociali Mondiali, visitai Porto Alegre e feci conoscenza con quel mondo di frontiera con il sud ispanico, stracolmo di italiani (veneti e friulani), dove si mangia il churrasco. Una ventina d’anni più tardi Cezar Alvarez verrà nominato Viceministro delle Comunicazioni nel governo presieduto da Dilma Rousseff.
Nel ’94 nuovo viaggio in Brasile. Insieme a Giancarlo Summa (con il quale iniziai a scrivere un libro "a quattro mani” sulle sinistre latinoamericane, che uscirà l’anno seguente), andai ad incontrare Lula, che ci ricevette, insieme a Marco Aurelio e a Gilberto Carvalho, per preparare il viaggio che farà in Italia: parlerà al Congresso nazionale dei giovani del PDS.
Tornai in Brasile nel ‘95, insieme a Fabio Mussi, allora della Segreteria PDS (e passammo anche da Buenos Aires). Mussi tenne varie conferenze sulla situazione italiana (una di esse a San Paolo, al CEDEC di Tullo Vigevani). Ci riunimmo sia con José Dirceu, che con Marco Aurelio Garcia e Nani Stuart.
Svariati i diplomatici italiani che conobbi in quegli anni in Brasile, tra essi l’Ambasciatore Vincenzo Petrone e Paolo Bruni.
ALTRE INIZIATIVE
Il 17 ottobre del 1997 fu una giornata speciale per i giovani della Sinistra giovanile riuniti a congresso a Roma: vi portammo Lula! Il Presidente del PT era in Italia dove, tra l’altro, partecipò ad una riunione del Comitato PT in Italia. Con lui erano Gilberto Carvalho e Paulo Vannucchi. Dopo l’incontro a Botteghe Oscure con D’Alema, Segretario del partito, andammo al Congresso dei giovani: fu una ovazione, forse uno dei momenti più belli e intensi dei tanti viaggi di Lula nel nostro paese.
A fine gennaio 2001, all’Incontro nazionale del PT di Recife, unico europeo pres
ente, ebbi il privilegio di vedere all’opera il genio politico di José Dirceu. Dopo tanti anni di infruttuosi tentativi di costruire una vera politica di alleanze, da parte del PT, che portasse ad una vittoria elettorale (Lula era già stato varie volte candidato presidenziale ma, senza una strategia di alleanze, l’impresa era sempre risultata impossibile), a Recife si riarticolò la geografia interna, la componente moderata uscì da Articulação, costituendo una "ala destra”, la componente massimalista – perdendo grossi pezzi che confluirono al centro - costituì l’altra ala e … l’aereo, finalmente, volò… Aveva ormai l’equilibrio stabile per poter decidere politiche di alleanze senza dover sottostare (e soccombere) ai veti incrociati interni.
Poi San Paolo per l’insediamento di Marta Suplicy Sindaco. Marco Aurelio Garcia fu nominato suo Segretario di Cultura, e Aloizio Mercadante assunse la direzione della politica estera.
Infine andai a Porto Alegre per il primo Foro Sociale Mondiale.